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LinkedIn, obiettivo engagement: arrivano i videogame?

LinkedIn, il social media di proprietà di Microsoft, si appresta a entrare nel mondo del gaming online. Con oltre un miliardo di utenti attivi, è la più grande rete professionale al mondo su Internet. Il prossimo passo, secondo gli insider, sarebbe quello di coinvolgere ulteriormente i membri attraverso l’esperienza di gioco. La notizia è stata confermata dalla testata TechCrunch, che ha pubblicato una dichiarazione di un portavoce dell’azienda: “Stiamo introducendo giochi basati su puzzle all’interno dell’esperienza LinkedIn per sbloccare un po’ di divertimento, approfondire le relazioni e, si spera, suscitare opportunità di conversazioni. . . Resta sintonizzato per saperne di più!”.

Tre titoli in stile puzzle

Il successo dei giochi in stile puzzle, come il famoso Wordle, ha ispirato LinkedIn a sviluppare tre titoli iniziali: “Queens”, “Inference” e “Crossclimb”. Ovviamente i nomi potranno cambiare rispetto ai primi annunci, ma sicuramente si tratterà di attività che combinano il divertimento di risolvere un rompicapo con la sana competizione tra colleghi e aziende. Infatti una delle idee più originali di LinkedIn, ancora in fase di valutazione, è quella di creare delle “classifiche aziendali”, organizzando i punteggi dei giocatori in base al luogo di lavoro. Questa funzionalità potrebbe incentivare le sfide tra imprese e potenziare il senso di appartenenza all’azienda, incoraggiando i dipendenti a partecipare attivamente ai giochi proposti.

Più relazioni fra gli utenti

Secondo un portavoce di LinkedIn, l’obiettivo dei giochi basati su puzzle è creare momenti di divertimento, approfondire le relazioni e stimolare conversazioni all’interno della piattaforma. Microsoft, proprietaria di LinkedIn, è un colosso nel settore dei videogiochi, con fatturati record che provengono da Xbox, Activision Blizzard e ZeniMax. Anche se non è chiaro il coinvolgimento diretto di Microsoft nel progetto di gaming di LinkedIn, è molto probabile una collaborazione tra le due realtà. E, ovviamente, il potenziale di successo sarebbe altissimo.

Gaming tipo app

I giochi casual basati su puzzle continuano a dominare le classifiche delle app più popolari, sia in termini di ricavi sia di coinvolgimento degli utenti. Ora anche LinkedIn si prepara a sfruttare questa tendenza. Negli anni, LinkedIn ha sperimentato diverse funzionalità per aumentare l’engagement degli utenti, adottando strumenti sempre più sofisticati per conquistare il suo pubblico. L’introduzione dei giochi online rappresenta un nuovo capitolo in questa strategia di crescita. Resta da vedere come gli utenti accoglieranno questa novità.

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PA digitale: il ruolo del Cloud nell’adozione dei software gestionali

Nel 2023 il 94% dei Comuni italiani ha presentato piani di migrazione al Cloud nell’ambito del PNRR. Secondo la ricerca realizzata dall’Osservatorio Agenda Digitale in collaborazione con AssoSoftware, il 68% degli enti comunali detiene tutto il proprio portafoglio di software gestionali sul Cloud.

Il PNRR ha segnato un punto di svolta, ma la strada è ancora lunga per una piena trasformazione della PA. E i software gestionali sono un tassello fondamentale nell’erogazione di servizi digitali efficaci a cittadini e imprese.
Ma qual è il livello di maturità della PA nell’utilizzo di soluzioni gestionali? E quale il rapporto con il livello di digitalizzazione dei servizi erogati a cittadini e imprese dal comune?

La maturità digitale dei Comuni italiani

L’Osservatorio Agenda Digitale ha identificato tre gruppi di Comuni: il 36% risulta in uno stadio iniziale del percorso, con alcuni processi ancora non completamente digitalizzati e poca visione sulla necessità di un cambiamento organizzativo. Il 28% è invece nel pieno del percorso di adozione dei software gestionali e trasformazione dei processi, probabilmente anche su spinta dei fondi PNRR per la digitalizzazione.
Un ulteriore 36% è già in una fase di utilizzo avanzato delle soluzioni.

L’Osservatorio Agenda Digitale ha elaborato un indice che analizza la capacità degli enti territoriali di erogare servizi completamente digitalizzati a cittadini e imprese. In particolare, sono state identificate tre classi di Comuni in base alla digitalizzazione del front office e del back office dei servizi all’utente: un 35% di comuni trainanti, un 33% di comuni in transizione e il restante 32% all’inizio della propria trasformazione digitale.

Un percorso di adozione a due velocità

Insomma, la PA si muove a due velocità differenti nel percorso di adozione di software gestionali. A quanto è emerso durante il convegno Il software gestionale in Italia: la fotografia della Pubblica Amministrazione, a cura degli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano, AssoSoftware e Osservatorio Agenda Digitale, nel 2023 solo un terzo dei Comuni di piccole dimensioni ha formato tutto il personale a questo riguardo, contro il 46% di quelli medio-grandi.

I Comuni con più di 20.000 abitanti tendono a personalizzare maggiormente le soluzioni software per rispondere a esigenze di processo, ma solo nel 26% dei casi hanno rivisto tutti o parte dei processi per adattarli ai flussi di attività proposti dalle applicazioni. Oltre la metà dei piccoli Comuni, invece, non ritiene necessari cambiamenti a seguito dell’introduzione di software gestionali.

Gli applicativi più diffusi

In generale, nella PA i software di gestione amministrativa e contabile superano l’80% di diffusione, seguiti da gestione documentale&workflow e gestione risorse umane (oltre il 60%).
Meno frequente l’utilizzo di soluzioni per la gestione della relazione con il cittadino (56%) e la pianificazione e controllo (36%)

Per il 71% dei Comuni i principali benefici derivanti dall’adozione di queste soluzioni, riguardano una maggiore visibilità e tracciabilità dei processi la qualità e l’efficienza degli stessi (69%). E la riduzione degli errori (63%) con impatti diretti sulla rapidità di risposta al cittadino.

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Nuove regole per gli influencer: l’Agcom avvia un tavolo tecnico

L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha deciso di intervenire per regolamentare l’attività degli influencer.
A seguito di una consultazione pubblica ampiamente partecipata, nella riunione del 10 gennaio 2024 il Consiglio dell’Agcom ha approvato all’unanimità le Linee guida volte a garantire il rispetto da parte degli influencer delle disposizioni del Testo unico sui servizi di media audiovisivi. 

Definiti dall’Autorità soggetti che creano, producono e diffondono al pubblico contenuti audiovisivi tramite piattaforme per la condivisione di video e social media, e sui quali esercitano responsabilità editoriale, gli influencer sono sempre più rilevanti nel mercato audiovisivo italiano. Per questo motivo, si è reso necessario intervenire soprattutto per tutelare i consumatori.

Linee guida specifiche

Ferma restando la disciplina nazionale e la regolamentazione dell’Autorità in materia di contenuti generati dagli utenti distribuiti su piattaforme di condivisione video, le Linee guida definiscono un insieme di norme indirizzate agli influencer operanti in Italia.

Nel nostro paese gli influencer raggiungono almeno un milione di follower sulle varie piattaforme o social media su cui operano, e hanno superato su almeno una piattaforma o social media un valore di engagement rate medio pari o superiore al 2%.
In pratica, hanno suscitato reazioni da parte degli utenti, tramite commenti o like, in almeno il 2% dei contenuti pubblicati.

Stabilito un codice di condotta

Le previsioni delle Linee guida, riguardano, in particolare, le misure in materia di comunicazioni commerciali, tutela dei diritti fondamentali della persona, dei minori e dei valori dello sport, prevedendo un meccanismo di richiami e ordini volti alla rimozione o adeguamento dei contenuti. 

In caso di contenuti con inserimento di prodotti, gli influencer sono tenuti a riportare una scritta che evidenzi la natura pubblicitaria del contenuto in modo prontamente e immediatamente riconoscibile. 

Le Linee guida dispongono, inoltre, l’avvio di un Tavolo tecnico per l’adozione di un codice di condotta che definisca le misure a cui gli influencer si dovranno attenere.
Il codice sarà redatto nel rispetto dei principi che informano le Linee guida, e prevedrà sistemi di trasparenza e riconoscibilità degli influencer che dovranno essere chiaramente individuabili e contattabili. 

Adattarsi alle norme europee

Al Tavolo tecnico parteciperanno anche soggetti che solitamente non rientrano nel perimetro normativo e regolamentare dell’Autorità, quali quelli che popolano il mondo dell’influencer marketing, quindi non solo influencer, ma anche soggetti che operano quali intermediari tra questi e le aziende.

Ciò permetterà di recepire le istanze di questi soggetti e di indirizzarne l’azione, avvalendosi delle buone prassi in materia, verso il rispetto delle regole.
L’iniziativa è in linea con altre iniziative nazionali adottate da altri Stati membri dell’Unione, e con le analisi e le soluzioni proposte in relazione alle attività degli influencer dal Gruppo dei regolatori europei dell’audiovisivo – ERGA. 

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e-commerce: i consigli per uno shopping natalizio sicuro

L’anno passato l’FBI ha riferito che 10,3 miliardi di dollari sono stati persi a causa della criminalità online.
Proteggersi dalle potenziali minacce online è essenziale anche, e soprattutto, durante gli acquisti per le festività. Lo shopping sul web è una delle modalità più innovative e convenienti per acquistare prodotti. Tuttavia, l’e-commerce può risultare anche una scelta rischiosa.

Se non si presta molta attenzione si può facilmente cadere vittime di truffe e attacchi cyber, che mirano a rubare dati personali e denaro.
Non solo, è possibile farsi ingannare da false offerte e non ottenere il regalo acquistato in tempo per Natale.
Insomma, con il progredire della tecnologia, aumentano anche i rischi di truffe. Per questo Acronis ha pensato di condividere alcuni consigli per poter acquistare online in sicurezza.

Prima regola: installare un antivirus completo e affidabile

Per garantire una protezione completa su tutti i dispositivi collegati la prima regola e dotarli di un antivirus completo e affidabile. La seconda, è controllare due volte l’URL del venditore e visitare solo siti web sicuri e affidabili.
I siti web sicuri mostrano un lucchetto prima dell’URL nel browser, a dimostrazione dell’installazione della crittografia SSL (Secure Sockets Layer). In questo caso, l’indirizzo del sito web inizia con HTTPS.

È importante anche utilizzare password non banali, l’autenticazione a due fattori, e tutelare i propri dati personali utilizzando la protezione dell’identità.

I ladri informatici sono pronti a rubare tutto ciò che possono, quindi, tenere al sicuro tutti i dati, non solo quelli della carta di credito.

Pagare solo con servizi di pagamento accertati

Dubitare poi delle e-mail che affermano di provenire da rivenditori famosi, come Amazon, Walmart o Mediaworld. Verificare sempre la loro autenticità prima di cliccare su qualsiasi link, poiché potrebbe trattarsi di phishing.
Fare anche attenzione alle e-mail inaspettate di vecchi amici che contengono link e allegati, perché potrebbero portare a qualcosa di ‘diverso’: non aprirle mai!

E assicurarsi di avere una protezione attiva e aggiornata sui dispositivi: spesso infatti l’antivirus è installato, ma non è aggiornato.
Utilizzare, poi, sempre e solo servizi di pagamento online sicuri, come PayPal, Stripe, carte di credito prepagate o che offrono una protezione aggiuntiva.

Verificare le condizioni di spedizione

Per evitare l’accesso non autorizzato alle informazioni sensibili non utilizzare reti Wi-Fi pubbliche. Assicurarsi, quindi, di avere una connessione Wi-Fi privata e protetta.

Ricordarsi di verificare le condizioni di spedizione della specifica azienda o del venditore: alcuni commercianti addebitano spese di spedizione esorbitanti, trasformando un potenziale affare in un errore costoso. Verificare anche se il venditore fornisca tracciabilità della spedizione e assicurazione. E informarsi sui loro vettori. Se l’articolo non viene spedito entro due settimane è il caso di insospettirsi.

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Mamme italiane: i comportamenti d’acquisto e le relazioni con i brand

Le mamme rappresentano uno dei più importanti segmenti di consumatori, in ragione del forte controllo sulla spesa domestica che esercitano. Sono decisori autonomi di acquisto all’interno della famiglia per articoli legati all’igiene e cura della persona (75%), articoli d’uso quotidiano per il bambino (72%), libri (60%), abbigliamento (59%) e salute (50%).

Sugli acquisti con budget o coinvolgimento più elevato, o che vengono fatti una tantum, come vacanze, assicurazioni, passeggini, la decisione è presa insieme al partner.
È quanto emerge dal Focus mamme, lo studio nato dalla collaborazione tra FattoreMamma, Media Data Factory e BVA Doxa, che esplora i comportamenti delle mamme e delle famiglie in termini di acquisti, relazioni con i brand, e utilizzo dei social.

Fedeli alle marche del cuore o aperte alle novità? 

C’è grande attenzione alle offerte e promozioni e una sensibile indecisione tra fedeltà alle marche del cuore (72%) e desiderio di sperimentare prodotti/brand nuovi (69%). Le donne in attesa, meno fedeli e più sperimentatrici, rappresentano un’opportunità per i brand in grado di conquistarle.

Quando in famiglia arriva un bambino, l’attenzione a cosa si compra è forte: il 51% dichiara di essere ‘molto’ disposta a pagare di più per prodotti di qualità destinati ai figli, e in generale, dedica più energie alle scelte dei prodotti per il consumo famigliare.
Da non sottovalutare l’impatto della componente emozionale e irrazionale, che come dimostrano le scienze comportamentali, è alla base dei comportamenti di acquisto e riveste un ruolo primario tra le mamme.

Trasparenza, onestà, assistenza, sostenibilità i driver che guidano le scelte

Trasparenza e onestà (53%) sono i driver che guidano la scelta delle marche da acquistare. Seguono il livello di assistenza clienti, particolarmente apprezzato dalle mamme in attesa (42%), e la sostenibilità nei prodotti e processi.
Nelle scelte di acquisto le altre mamme diventano un riferimento chiave (89%), a conferma della forte esigenza di sostegno e conforto tra pari.
Significativo il ruolo assunto dai social (68%), soprattutto tra le donne in attesa, in buona parte attribuibile agli influencer.

I social sono rilevanti e orientano gli acquisti

Più della metà delle mamme afferma poi di aver comprato un prodotto dopo averlo visto sui social, e una su 3 acquista articoli che sono stati presentati da influencer, tra i quali compaiono oggi anche medici e specialisti (ostetriche, pediatri, neonatologi, ecc).

Elevata l’attenzione per la second hand: la metà delle intervistate ha effettuato almeno un acquisto di prodotti usati negli ultimi 12 mesi, tra abbigliamento, giochi e libri. E sono le app al primo posto nella classifica degli strumenti utilizzati per gli acquisti, seguite dallo swap tra amici e parenti.

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Facebook e Instagram presto in abbonamento senza pubblicità in Europa

È quanto riporta una notizia del New York Times: Meta Platforms potrebbe presto introdurre un’opzione di abbonamento senza pubblicità per gli utenti di Facebook e Instagram nell’Unione Europea. Che si tratti di un possibile passo strategico per placare le preoccupazioni dei regolatori, e prevenire conflitti potenziali legati alla privacy, il New York Times sottolinea come l’azienda di Mark Zuckerberg intenda comunque mantenere invariata la disponibilità delle versioni gratuite delle sue piattaforme. Un modello che lungo i suoi vent’anni di storia ha dimostrato di funzionare bene.
L’ipotesi di introdurre un servizio a pagamento potrebbe però rappresentare un importante cambiamento nella strategia di Meta Platforms.

Cresce la pressione delle autorità europee per le violazioni della protezione dei dati

Tuttavia, il quotidiano mette in luce la crescente pressione delle autorità europee nei confronti di Meta Platforms, principalmente a causa delle violazioni della protezione dei dati verificate nel corso degli anni. Questo nuovo modello di business permetterebbe però all’azienda di diversificare le fonti di guadagno e ridurre la sua dipendenza dalla pubblicità, che attualmente costituisce la principale fonte di entrate. Nonostante ciò, i dati finanziari del secondo trimestre della società hanno mostrato un incremento nelle vendite complessive, indicando che l’interesse degli inserzionisti pubblicitari rimane elevato.

Un annuncio che non sorprende

L’annuncio non dovrebbe perciò sorprendere coloro che seguono da vicino Meta Platforms, poiché all’inizio dell’anno l’azienda aveva già anticipato l’intenzione di testare un’opzione di abbonamento per Facebook e Instagram, presentandola come una misura volta a combattere le frodi legate all’identità degli utenti, riporta Adnkronos. Alcune fonti interne a Meta ritengono che la possibilità di offrire agli utenti la scelta di sottrarsi alla pubblicità continuando però ad avere accesso a Facebook e Instagram per abbonamento potrebbe alleviare alcuni dei timori delle autorità europee. O quantomeno agevolare gli interessi del colosso nell’Unione Europea, dove Meta non ha ancora lanciato la sua nuova app Threads, la rivale di X, l’ex Twitter, proprio per timori in ambito regolamentare.

Intanto Meta continua a lavorare al metaverso

Concentrata nelle sfide in Europa, Meta comunque lavora al rilancio delle sue attività e al metaverso, la realtà virtuale che Zuckerberg ritiene essere il futuro e che sta muovendo i primi passi.
L’attenzione è alta anche sulla nuova frontiera dell’Intelligenza artificiale e sulla sua integrazione con i prodotti Meta. Proprio l’AI, riferisce Il Sole 24 Ore, porterà Zuckerberg e altri amministratori delegati di colossi Big Tech, da Elon Musk agli amministratori delegati di Microsoft e Google (Satya Nadella e Sundar Pichai) al Senato americano il 13 settembre per un incontro bipartisan a porte chiuse che sarà da base alla stesura di regole per l’AI.

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Gen Z: il social preferito è BeReal

Da aprile 2022 ad aprile 2023 il social di maggior successo tra i ragazzi della GenZ in Italia è BeReal, l’app mobile che punta tutto su genuinità e velocità, a dispetto dei più rinomati concorrenti dove a primeggiare sono filtri e personalizzazioni estreme. Tramite una notifica sul cellulare, BeReal chiede di condividere un contenuto in un certo lasso di tempo, e secondo l’agenzia di analisi Comscore BeReal ha guadagnato in Italia circa 609mila nuovi utenti in un anno, più della Spagna (552mila) e poco sotto il Regno Unito (698mila).
L’analisi di Comscore si concentra sulle app mobile in Italia, Regno Unito e Spagna, e per ottenere la stima più vicina alla Gen Z (nati tra il 1997 e il 2012) prende in considerazione la fascia di utenti con età compresa tra 18 e 24 anni.

Twitch e Reddit completano il podio

Il pubblico di riferimento dell’app è appunto quello dei ragazzi tra 18 e 24 anni. Ma in termini di ‘reach’, ovvero di utilizzo dei social per gruppi di età, YouTube per device mobili è in testa in tutti e tre i Paesi, raggiungendo il dato più alto in Spagna (87%). Dopo BeReal, in Italia a vantare la crescita maggiore è Twitch, la piattaforma dedicata allo streaming di videogame, seguita da Reddit e Snapchat. Più indietro le app di Meta, come Facebook e Instagram, mentre si assiste a una risalita di Pinterest, sempre più un motore di ricerca visiva su argomenti come cucina e altri hobby, riporta Ansa.

Non tutte le piattaforme sono uguali

Il calo di popolarità di Twitter è un’altra evidenza mostrata da Comscore: solo poco più del 10% dei GenZ italiani accede con frequenza al social controllato da Elon Musk, un dato più basso del 30% se riferito al Regno Unito e al 40% della Spagna. In ogni caso, la Gen Z è nota per essere molto esperta di social media e piattaforme. Ma non tutte le piattaforme sono uguali, e con l’emergere di nuove tendenze diventa sempre più difficile tenere traccia del dove gli utenti di questa generazione trascorrono il proprio tempo.

Social media: il confronto generazionale

Confrontando la GenZ con la popolazione digitale generale, i Gen-Zers superano i valori medi sulla maggior parte delle piattaforme social, con le eccezioni di LinkedIn e Facebook. Alcuni degli indici più alti sono appunto su BeReal, Twitch, Reddit e Snapchat. Comparando l’utilizzo dei social media o piattaforme della GenZ rispetto ad altri gruppi di età, il focus è su YouTube, Instagram, TikTok, Snapchat, Facebook e Twitter, che mostrano una reach molto alta tra i Gen-Zers. Per YouTube la fascia di età 18-24 anni mostra la reach più alta in Italia e Spagna, mentre nel Regno Unito la fascia di età 25-34 li supera di 6 punti percentuali di copertura.

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Perdita di dati aziendali? La colpa sarebbe anche dei dipendenti negligenti

La perdita dei dati rappresenta una delle principali minacce alla salute di qualsiasi azienda. Tanto che le crescenti preoccupazioni in materia di sicurezza dei dati attirano sempre più l’attenzione dei dirigenti aziendali sulle policy di trasparenza dei loro fornitori. La digitalizzazione globale ha portato alla condivisione e all’archiviazione online di enormi quantità di dati. Secondo le stime più recenti,  il volume di dati generati, distribuiti, copiati e archiviati dovrebbe raggiungere più di 180 zettabyte entro il 2025. Tuttavia, un numero sempre maggiore di cittadini ha dei dubbi sulla capacità delle aziende di conservare correttamente i propri dati, con un conseguente calo di fiducia nei confronti delle imprese.

Perchè si perdono i dati?

Attraverso la ricerca Kaspersky IT Security Economics è stato chiesto ai decision-maker europei del settore IT quali possano essere i pericoli che potrebbero provocare la perdita di dati. Gli intervistati hanno indicato soprattutto la perdita di dati dai sistemi interni causata da attacchi informatici (17%) e dipendenti (21%). Questi incidenti hanno preceduto l’identificazione di vulnerabilità nel sistema informatico dell’azienda e gli incidenti che hanno interessato l’infrastruttura informatica ospitata da terzi, rilevati rispettivamente dal 20% e dal 19%.

Uno dei timori delle aziende

La perdita dei dati rappresenta comunque uno dei principali timori per le aziende europee. la ricerca svela che il 55% degli intervistati di organizzazioni di tutte le dimensioni ha indicato questo problema come l’aspetto più impegnativo legato alla sicurezza IT. Tra le altre preoccupazioni più comuni ci sono i costi per la protezione di ambienti tecnologici sempre più complessi e i problemi legati all’adozione di infrastrutture cloud, rispettivamente per il 43% e il 38%. Dato che la protezione dei dati si è trasformata nel problema di sicurezza più allarmante, l’88% degli intervistati europei ritiene che la presenza o l’assenza di policy di trasparenza sia importante per stringere rapporti commerciali con fornitori o collaboratori. Se il 73% delle organizzazioni intervistate in Europa dispone già di politicy di trasparenza, il 77% ha invece confermato di essere pronto a investire risorse per svilupparle ulteriormente.

Serve un approccio responsabile alla gestione dei dati 

“Oggi le aziende sono più consapevoli quando si tratta di sicurezza dei dati e un approccio responsabile alla loro gestione sta diventando un elemento essenziale quando si considerano fornitori e collaboratori” ha dichiarato Yuliya Shlychkova, Head of Public Affairs di Kaspersky. “Per aiutare i propri clienti e partner a verificare che vengano applicati gli standard richiesti per garantire la sicurezza dei dati, sempre più aziende adottano politicy di trasparenza. Kaspersky è stato uno dei pionieri del settore nella costruzione della fiducia digitale: abbiamo fornito ai nostri stakeholder una serie di strumenti per convalidare l’affidabilità delle nostre soluzioni e delle nostre operazioni aziendali e siamo determinati a collaborare ulteriormente con i nostri partner per trasformare la trasparenza in uno standard di settore per una maggiore resilienza informatica.

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Giovanissimi e mondo digitale, i rischi per la salute mentale e non solo

L’utilizzo sempre più pervasivo delle tecnologie digitali non ha comportato solo una trasformazione nel modo di comunicare, ma ha anche un impatto sulla salute mentale di tutti, compresi i giovanissimi. E’ una delle conclusioni a cui giunge la ricerca “Tra realtà e Metaverso. Adolescenti e genitori nel mondo digitale” è stata realizzata da BVA DoxaKids, per Telefono Azzurro e presentata all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. L’indagine, condotta su un campione di 804 genitori e 815 giovani tra i 12 e i 18 anni, offre uno spaccato delle percezioni dei teenager e dei loro genitori, sul rapporto con il mondo digitale, coprendo problematiche quali gaming, salute mentale, condivisione dei dati e privacy.

Aumenta la preoccupazione nelle famiglie 

In generale il report registra un aumento delle preoccupazioni, condivise da genitori e adolescenti, circa gli effetti negativi che possono scaturire da un’esposizione eccessiva agli schermi digitali dei giovanissimi. E nonostante l’utilizzo quotidiano dei devices, non sempre i giovani utenti sono totalmente consapevoli di come evitare i pericoli, controllarli o segnalarli.

Ansia e agitazione da social e device

Il 27% dei giovani intervistati dichiara di sentirsi ansioso o agitato senza l’utilizzo dei social (29% in un range di età dai 15-18 anni e 26% dai 12-14) mentre il 22% si sentirebbe perso. Rispetto al 2018 si registra un +10%. Inoltre rispetto a quattro anni fa si dimezza la percentuale di ragazzi che sostengono che una lontananza dai social “non farebbe alcun effetto”.
I contenuti fruiti sui social potrebbero suscitare sentimenti negativi. Più di 1 ra- gazzo su 2 (53%) riferisce di aver provato sentimenti spiacevoli, come l’invidia per la vita degli altri (24%, soprattutto i 15- 18enni). Il 21% afferma che è capitato di sentirsi inadeguato, il 18% diverso, il 10% omologato. La restante parte prova solitudine (12%) o rabbia per le vite degli altri (9%).

I pericoli che spaventano maggiormente

In merito all’utilizzo degli strumenti digitali, i giovanissimi sanno che possono incorrere in rischi oggettivi. Il 65% dei ragazzi intervistati teme di essere contattato da estranei adulti (percentuale che si innalza al 70% se si prendono in esame solamente le ragazze e i più piccoli, dai 12 ai 14 anni). Seguono il bullismo (57%), oversharing di dati personali (54%), la visione di contenuti violenti (53%) o sessualmente espliciti (45%), l’invio di contenuti di cui ci si potrebbe pentire (36%), le spese eccessive (19%), il gioco d’azzardo (14%).

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Internet più veloce e niente costi occulti: le nuove regole Ue del roaming

Internet più veloce e niente costi occulti: prevede anche queste caratteristiche il nuovo regolamento Ue sul roaming introdotto a inizio luglio e che verrà prorogato fino al 2032. Perciò, oltre a ad effettuare chiamate, inviare messaggi e navigare in internet all’estero senza costi aggiuntivi, i viaggiatori in Europa dovrebbero essere messi in condizione di utilizzare una rete mobile efficiente e soprattutto con tariffe chiare e trasparenti. “Le nuove norme apporteranno inoltre vantaggi ai cittadini e alle imprese dell’Ue, che beneficeranno di una migliore esperienza di roaming, i consumatori avranno infatti ora diritto a una qualità di internet mobile all’estero identica a quella di cui dispongono nel proprio paese” riferisce un comunicato di Bruxelles, diffuso da Askanews. “Gli operatori che forniscono servizi mobili dovrebbero garantire che i consumatori abbiano accesso all’uso delle reti 4G, o delle più avanzate reti 5G, se queste sono disponibili nella destinazione in cui si trova il consumatore. I consumatori dovrebbero poter reperire informazioni sulla disponibilità della rete nei loro contratti di servizi mobili e sui siti web degli operatori”.

Patti e costi chiari

Un altro punto essenziale del regolamento riguarda le decisioni informate da parte dei consumatori circa l’utilizzo di servizi che potrebbero esporli a costi aggiuntivi. Quando si viaggia all’estero, le chiamate agli helpdesk di assistenza clienti, delle compagnie di assicurazione e delle compagnie aeree o l’invio di Sms per partecipare a concorsi o eventi possono comportare costi più elevati rispetto a quelli nazionali. Gli operatori, si legge, devono assicurarsi di fornire ai consumatori informazioni sui tipi di numeri telefonici che possono comportare costi aggiuntivi quando i consumatori li chiamano o vi accedono dall’estero. Gli operatori dovrebbero informare i consumatori nei contratti di servizio e tramite messaggi SMS automatici inviati quando si attraversa la frontiera con un altro paese dell’Ue. Ancora, le nuove norme sul roaming garantiscono che i cittadini siano a conoscenza del numero unico di emergenza europeo 112, che possono utilizzare ovunque nell’Ue per contattare i servizi di emergenza. Entro giugno 2023 gli operatori dovrebbero inviare messaggi automatici ai loro clienti che viaggiano all’estero per informarli sulle modalità alternative disponibili per contattare i servizi di emergenza, ad esempio tramite app o servizi di testo in tempo reale. I cittadini che non sono in grado di effettuare chiamate vocali possono utilizzare queste modalità alternative.

Il commento del Commissario europeo per il Mercato interno

“Vi ricordate quando dovevamo disattivare i dati mobili durante i viaggi in Europa per evitare di ritrovarsi con bollette esorbitanti dovute al roaming? La situazione è cambiata e vogliamo che resti così per almeno i prossimi 10 anni” ha commentato Thierry Breton, commissario europeo per il Mercato interno. “Velocità più elevata e maggiore trasparenza: continuiamo a migliorare la vita dei cittadini dell’Ue”. 

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