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La Gen Z sceglie uno stile di vita più sostenibile

Le nuove generazioni si dimostrano molto più attente alla tutela dell’ambiente rispetto a chi le ha precedute. E i comportamenti sostenibili sono sempre più diffusi nella fascia di età fra gli 11 e i 25 anni. Lo rivela Skuola.net che, in occasione dell’Earth Day 2024, ha presentato i risultati più significativi emersi dalle sue recenti indagini.

Azioni concrete, non solo parole

La Generazione Z non si limita a parole, ma si impegna con azioni concrete, grandi e piccole, per prendersi cura dell’ambiente. Ad esempio, circa il 90% presta attenzione per evitare lo spreco di acqua e risorse energetiche, mentre più dell’80% cerca di limitare l’uso di plastica e di ridurre l’impatto ambientale delle proprie azioni. Inoltre, molti si rivolgono al mercato dell’usato per evitare di sostenere produzioni inquinanti.

Acqua ed energia: la maggioranza degli studenti riduce gli sprechi

Cominciamo con una delle questioni più urgenti: la scarsità di risorse idriche. I giovani rispondono attivamente a questa sfida: la metà di loro fa del proprio meglio per consumare meno acqua possibile durante la doccia, lo spazzolamento dei denti, e così via. Un altro 38% è attento all’uso responsabile dell’acqua. Solo il 13% spreca acqua senza considerare le conseguenze. Lo stesso impegno si nota riguardo all’elettricità proveniente da fonti non rinnovabili. Quasi due terzi della Generazione Z fa sempre attenzione a spegnere luci e interruttori quando non servono, mentre il 26% si impegna in questo senso. Solo il 10% non fa nulla per ridurre gli sprechi energetici.

Lotta contro la plastica: un terzo ha eliminato gli oggetti in questo materiale 

La tutela dell’ambiente include anche la riduzione dell’inquinamento causato dalla plastica. Circa un terzo dei giovani dichiara di aver eliminato, per quanto possibile, gli oggetti in plastica dalla propria vita, come bottiglie, piatti, bicchieri e posate. Il 50% sta cercando di farlo, anche se ammette le difficoltà. Solo il 9% continua ad utilizzare la plastica senza preoccuparsi delle conseguenze.

Il 54% evita di utilizzare riscaldamento e aria condizionata quando non è necessario

La Generazione Z preferisce ridurre l’uso di riscaldamento e aria condizionata per limitare le emissioni di gas serra. Il 54% gestisce in modo oculato il riscaldamento e il condizionamento dell’aria, utilizzandoli solo quando necessario, mentre il 31% lo fa occasionalmente. Solo il 15% privilegia il proprio comfort rispetto alla tutela ambientale.

“Second hand”: quattro giovani su dieci preferiscono abiti usati

Molte piccole azioni possono fare la differenza nell’ambiente, come l’acquisto di abiti usati anziché nuovi. Per questo motivo, il 40% dei giovani preferisce esplorare mercatini fisici e online prima di acquistare capi nuovi, con il 15% che lo fa sempre e il 24% spesso. Anche nell’ambito della tecnologia, la Generazione Z si orienta verso soluzioni più sostenibili, come l’acquisto di dispositivi ricondizionati. Quasi il 90% dei giovani accoglie positivamente questa pratica: il 28% lo considera come la prima scelta quando deve cambiare telefono, mentre il 18% lo ha già fatto almeno una volta. Il 43% non ha ancora optato per questa soluzione, ma non esclude di farlo in futuro.

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Customer Satisfaction e benessere dei dipendenti: le Scienze Comportamentali al servizio delle aziende

Se l’Employer eXperience (EX) brilla si riflette in una Customer Experience di successo, creando un circolo virtuoso. Questo è il risultato di dipendenti che si sentono valorizzati, coinvolti e parte di un progetto più ampio.
L’esperienza del cliente inizia nel momento in cui i dipendenti entrano in contatto con i consumatori, fornendo informazioni e servizi. 

Quando un’esperienza diventa memorabile da parte del cliente, emerge chiaramente il ruolo fondamentale del dipendente, che ha risolto un problema o superato le aspettative.
In questo contesto, l’utilizzo dei principi delle Scienze Comportamentali risulta fondamentale per favorire il coinvolgimento, la partecipazione e l’adozione di nuovi valori da parte delle imprese nei confronto dei loro dipendenti.

Le quattro dimensioni chiave che legano felicità e produttività

È quanto emerge dal workshop ‘Leadership, Strategia, Mindset e Trasformazione della CX’ organizzato da TEHA -The European House of Ambrosetti a cui hanno partecipato BVA Doxa e BVA Nudge Consulting.

Ma quali sono le dimensioni chiave che legano felicità e produttività del dipendente e che ogni organizzazione deve curare per raggiungere i propri obbiettivi? Secondo Ted Utoft, ceo UK e chief growth officer Global, sono quattro: realizzazione personale dei dipendenti come trama fondamentale, appartenenza e spirito di squadra, equità, e scopo. Quando i dipendenti si allineano a questo nobile fine, la loro passione diventa il fuoco che illumina l’intera esperienza cliente.

Garantire sicurezza fisica, economica e psicologica al lavoro

Solo coltivando con cura questi quattro aspetti, le organizzazioni possono aspirare a un futuro in cui la soddisfazione divenga una metrica tanto interna quanto esterna, e dove la storia di ogni dipendente si intrecci a quella di ogni cliente pienamente appagato.

Infatti, l’autorealizzazione attraverso il lavoro implica che competenza, autonomia e riconoscimento non sono solo aspirazioni, ma realtà quotidiane. Quindi, fiducia, rispetto e solidarietà diventano i fili colorati che uniscono i singoli dipendenti in una trama collettiva, dove a ogni dipendente viene garantita una sicurezza fisica, economica e psicologica.

Realizzare il percorso verso l’eccellenza

Il successo di questo tipo di approccio è dimostrato dai casi di Saks e Patagonia. Sacks ha trasformato il suo ambiente lavorativo valorizzando gli sforzi dei dipendenti, e registrando un netto aumento dell’engagement dei clienti. Patagonia, con la sua missione ambientale, non solo ha attratto consumatori con valori simili, ma ha anche creato un’ambiente lavorativo dove i dipendenti sono fieri e motivati, stimolando la crescita e l’innovazione.

Il percorso verso l’eccellenza si realizza infatti quando aziende di ogni settore riescono a costruire una cultura che celebra l’EX, trasformando la loro forza lavoro in ambasciatori del marchio entusiasti e sostenitori dell’eccellenza nel customer care.
In questo viaggio è la Scienza Comportamentale a scrivere un modello in cui il benessere dei dipendenti e la soddisfazione dei clienti si fondono in un legame di successo condiviso, senza alcuna separazione.

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Prestiti: in Lombardia chiesti in media 6.565 euro per cure mediche

In Lombardia, secondo l’analisi di Facile.it e Prestiti.it, nel 2023 le richieste di prestiti personali per sostenere le spese mediche hanno rappresentato il 4,6% del totale dei finanziamenti richiesti nella regione. E chi ha presentato domanda per questa tipologia di prestito ha cercato di ottenere, in media, 6.565 euro.

I tempi di attesa sempre più lunghi della sanità pubblica spingono infatti i cittadini a rivolgersi alla sanità privata. Ma per sostenere questi costi, sono tanti coloro che sono appunto costretti a chiedere un prestito.

“Curarsi è diventato sempre più oneroso, e ricorrere al credito al consumo può essere una strategia”

“Oggi curarsi è diventato sempre più oneroso, anche alla luce del maggior ricorso alla sanità privata – ha spiegato Aligi Scotti, BU Director prestiti di Facile.it -. Servirsi del credito al consumo può essere una strategia per alleggerire l’impatto di queste spese sul bilancio familiare, evitando così di andare in sofferenza o, peggio, di rinunciare a curarsi”.
Come detto, chi in Lombardia lo scorso anno ha chiesto un prestito personale per pagare cure mediche ha cercato di ottenere, in media, 6.565 euro, una cifra da restituire in poco più di 51 mesi.

L’identikit del richiedente lombardo

Se si guarda al profilo dei richiedenti lombardi si scopre che chi ha presentato domanda di prestito personale per far fronte alle spese mediche aveva, all’atto della firma, mediamente, quasi 46 anni.

Si tratta di un valore significativamente più alto se confrontato con l’età media in cui, in generale, si chiede un prestito personale nella stessa regione, che secondo l’analisi di Facile-it, è pari a 41 anni.
Andando più nello specifico, quasi una domanda su 4, il 24,8%, arriva da richiedenti lombardi con età compresa tra 45 e 54 anni, seguiti da coloro che hanno un’età compresa tra i 35 e i 44 anni (20,4%).
Al terzo posto, invece, si posizionano i soggetti con un’età compresa tra 25 e 34 anni (19,3%).

Sono più le donne a presentare richiesta di un “finanziamento sanitario”

Un altro dato interessante emerge analizzando il sesso dei richiedenti. Nel 44,4% dei casi a presentare domanda di finanziamento per le spese sanitarie è stata una donna, percentuale nettamente più elevata rispetto alle richieste di prestito totali in Lombardia, dove la quota femminile di richiedenti si ferma al 29,4%.

Dall’analisi emerge anche come, sempre nell’ultimo anno, il tasso dei prestiti personali sia aumentato notevolmente. Nel 2022 il TAEG medio riservato ai lombardi che hanno chiesto un prestito personale per spese mediche è stato pari al 9,3%, valore salito al 10,6% nel 2023, in aumento del 14%.

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LinkedIn, obiettivo engagement: arrivano i videogame?

LinkedIn, il social media di proprietà di Microsoft, si appresta a entrare nel mondo del gaming online. Con oltre un miliardo di utenti attivi, è la più grande rete professionale al mondo su Internet. Il prossimo passo, secondo gli insider, sarebbe quello di coinvolgere ulteriormente i membri attraverso l’esperienza di gioco. La notizia è stata confermata dalla testata TechCrunch, che ha pubblicato una dichiarazione di un portavoce dell’azienda: “Stiamo introducendo giochi basati su puzzle all’interno dell’esperienza LinkedIn per sbloccare un po’ di divertimento, approfondire le relazioni e, si spera, suscitare opportunità di conversazioni. . . Resta sintonizzato per saperne di più!”.

Tre titoli in stile puzzle

Il successo dei giochi in stile puzzle, come il famoso Wordle, ha ispirato LinkedIn a sviluppare tre titoli iniziali: “Queens”, “Inference” e “Crossclimb”. Ovviamente i nomi potranno cambiare rispetto ai primi annunci, ma sicuramente si tratterà di attività che combinano il divertimento di risolvere un rompicapo con la sana competizione tra colleghi e aziende. Infatti una delle idee più originali di LinkedIn, ancora in fase di valutazione, è quella di creare delle “classifiche aziendali”, organizzando i punteggi dei giocatori in base al luogo di lavoro. Questa funzionalità potrebbe incentivare le sfide tra imprese e potenziare il senso di appartenenza all’azienda, incoraggiando i dipendenti a partecipare attivamente ai giochi proposti.

Più relazioni fra gli utenti

Secondo un portavoce di LinkedIn, l’obiettivo dei giochi basati su puzzle è creare momenti di divertimento, approfondire le relazioni e stimolare conversazioni all’interno della piattaforma. Microsoft, proprietaria di LinkedIn, è un colosso nel settore dei videogiochi, con fatturati record che provengono da Xbox, Activision Blizzard e ZeniMax. Anche se non è chiaro il coinvolgimento diretto di Microsoft nel progetto di gaming di LinkedIn, è molto probabile una collaborazione tra le due realtà. E, ovviamente, il potenziale di successo sarebbe altissimo.

Gaming tipo app

I giochi casual basati su puzzle continuano a dominare le classifiche delle app più popolari, sia in termini di ricavi sia di coinvolgimento degli utenti. Ora anche LinkedIn si prepara a sfruttare questa tendenza. Negli anni, LinkedIn ha sperimentato diverse funzionalità per aumentare l’engagement degli utenti, adottando strumenti sempre più sofisticati per conquistare il suo pubblico. L’introduzione dei giochi online rappresenta un nuovo capitolo in questa strategia di crescita. Resta da vedere come gli utenti accoglieranno questa novità.

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RC auto, sempre più cara. Perchè?

A gennaio 2024, il prezzo medio dell’assicurazione per la Responsabilità Civile auto (la cosiddetta RC) è stato di 389 euro. Si tratta di un aumento del 7,5% su base annua in termini nominali e del 6,7% in termini reali, anche se si registra una lieve decelerazione rispetto al +7,9% di dicembre. Questi dati sono stati resi noti dall’Ivass, l’autorità di vigilanza assicurativa. Anche se le cifre sembrano altissime, l’Ivass sottolinea che i prezzi medi attuali rimangono inferiori rispetto al periodo pre-pandemico, quando a gennaio 2019 si attestavano a 406 euro.

Incrementi di prezzi diversi a seconda delle province

Analizzando le province, si osserva che gli incrementi di prezzo variano tra il +3,3% a Catanzaro e il +10,0% ad Alessandria. Il differenziale di premio tra Napoli e Aosta è di 250 euro, in aumento del 5% rispetto all’anno precedente. Per gli assicurati appartenenti a classi di merito superiori alla prima, riferisce Adnkronos, l’incremento di prezzo è del 10,4%.

Una stangata da 877 milioni di euro

In risposta ai dati forniti dall’Ivass, il Codcons sottolinea che l’aumento delle tariffe Rc Auto rappresenta una maxi-stangata di circa 877 milioni di euro annui a carico degli automobilisti italiani. Il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, afferma che gli aumenti delle tariffe siano ingiustificati, poiché non sono in linea con un analogo aumento dell’incidentalità in Italia. Rienzi esorta il governo a intervenire per limitare il potere delle compagnie assicurative e frenare l’escalation delle tariffe.

Le preoccupazioni delle associazioni dei consumatori

Anche Assoutenti esprime preoccupazione per i rincari dell’Rc auto a gennaio, sottolineando un aumento della spesa di +27 euro a polizza rispetto alle tariffe medie dello stesso periodo del 2023. “Napoli – analizza l’associazione – si conferma la città con le polizze più pesanti, con un a tariffa media di 560 euro, seguita da Prato (553,7 euro) e Caserta (500 euro). Dal lato opposto della classifica Enna è la città con la Rc auto più economica (287 euro), seguita da Oristano (297 euro) e Potenza (299 euro). Gli incrementi annui più pesanti si registrano ad Alessandria, Biella, Lecco e Vercelli, che vedono a gennaio le tariffe salire del 10%, mentre a Catanzaro le polizze salgono solo del +3,3%”. 

Furio Truzzi, presidente onorario di Assoutenti, denuncia incrementi immotivati che non rispondono a un aumento dei costi per le compagnie assicurative o dell’incidentalità, ma sono causati da anomalie nel settore assicurativo. L’associazione sottolinea la necessità di una radicale riforma nel settore assicurativo per introdurre maggiore concorrenza e tutela per gli assicurati.

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Scuola: 55,63% di iscrizioni per i licei, ma crescono istituti tecnici e professionali

Il 10 febbraio si sono chiuse le iscrizioni online all’anno scolastico 2024/2025 sulla piattaforma online Unica (unica.istruzione.gov.it). E secondo i dati rilevati sono ancora i licei a essere preferiti da oltre la metà delle studentesse e degli studenti italiani che devono effettuare la scelta della scuola secondaria di II grado.

Con il 55,63% di domande sul totale delle iscrizioni, il liceo continua infatti a essere considerato la prima scelta per gli studenti italiani.
Gli istituti tecnici e i professionali mostrano però un trend in crescita. I primi rilevano il 31,66% delle iscrizioni (contro il 30,9% dello scorso anno) e i secondi il 12,72% (contro il 12,1 % dello scorso anno).

Due novità: l’istituto professionale 4+2 e il liceo del Made in Italy

Quest’anno per il mondo della scuola sono due le novità. La prima è l’avvio della sperimentazione della filiera tecnico professionale “4+2”, che ha raggiunto 1.669 iscrizioni, e la seconda riguarda i nuovi licei del “Made in Italy”, le cui iscrizioni sono 375.

“La filiera del 4+2 ha registrato un interesse significativo da parte delle famiglie, si tratta di un risultato importante e non scontato – ha dichiarato il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara -. Gli studenti da settembre potranno contare su un percorso e su programmi fortemente innovativi e su una maggiore sinergia con il mondo produttivo”.

È importante ampliare l’offerta formativa per gli studenti italiani

“Il Made in Italy è la nuova offerta formativa messa in campo dai licei che avevano già attivo l’indirizzo Scienze Umane con opzione Economico-sociale, pensata per una formazione tesa a valorizzare le eccellenze italiane riconosciute a livello internazionale – ha aggiunto il ministro -. Una opzione che dal prossimo anno potrà rafforzarsi nell’alveo dei licei più tradizionali. È importante – ha proseguito Valditara – avere ampliato l’offerta formativa a disposizione degli studenti italiani venendo incontro alle esigenze e alle nuove sfide del mondo del lavoro. È la strada giusta per una scuola di successo per i nostri ragazzi”.

La nuova piattaforma Unica semplifica e velocizza le procedure

Quest’anno, inoltre, le famiglie hanno mostrato un notevole apprezzamento per la nuova piattaforma Unica, per semplicità e velocità delle procedure anche da dispositivo mobile. Il 92% circa degli utenti ha infatti affermato di ritenere efficiente il funzionamento del servizio offerto, mentre il 93% degli stessi ha gradito la semplicità di utilizzo del servizio.

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PA digitale: il ruolo del Cloud nell’adozione dei software gestionali

Nel 2023 il 94% dei Comuni italiani ha presentato piani di migrazione al Cloud nell’ambito del PNRR. Secondo la ricerca realizzata dall’Osservatorio Agenda Digitale in collaborazione con AssoSoftware, il 68% degli enti comunali detiene tutto il proprio portafoglio di software gestionali sul Cloud.

Il PNRR ha segnato un punto di svolta, ma la strada è ancora lunga per una piena trasformazione della PA. E i software gestionali sono un tassello fondamentale nell’erogazione di servizi digitali efficaci a cittadini e imprese.
Ma qual è il livello di maturità della PA nell’utilizzo di soluzioni gestionali? E quale il rapporto con il livello di digitalizzazione dei servizi erogati a cittadini e imprese dal comune?

La maturità digitale dei Comuni italiani

L’Osservatorio Agenda Digitale ha identificato tre gruppi di Comuni: il 36% risulta in uno stadio iniziale del percorso, con alcuni processi ancora non completamente digitalizzati e poca visione sulla necessità di un cambiamento organizzativo. Il 28% è invece nel pieno del percorso di adozione dei software gestionali e trasformazione dei processi, probabilmente anche su spinta dei fondi PNRR per la digitalizzazione.
Un ulteriore 36% è già in una fase di utilizzo avanzato delle soluzioni.

L’Osservatorio Agenda Digitale ha elaborato un indice che analizza la capacità degli enti territoriali di erogare servizi completamente digitalizzati a cittadini e imprese. In particolare, sono state identificate tre classi di Comuni in base alla digitalizzazione del front office e del back office dei servizi all’utente: un 35% di comuni trainanti, un 33% di comuni in transizione e il restante 32% all’inizio della propria trasformazione digitale.

Un percorso di adozione a due velocità

Insomma, la PA si muove a due velocità differenti nel percorso di adozione di software gestionali. A quanto è emerso durante il convegno Il software gestionale in Italia: la fotografia della Pubblica Amministrazione, a cura degli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano, AssoSoftware e Osservatorio Agenda Digitale, nel 2023 solo un terzo dei Comuni di piccole dimensioni ha formato tutto il personale a questo riguardo, contro il 46% di quelli medio-grandi.

I Comuni con più di 20.000 abitanti tendono a personalizzare maggiormente le soluzioni software per rispondere a esigenze di processo, ma solo nel 26% dei casi hanno rivisto tutti o parte dei processi per adattarli ai flussi di attività proposti dalle applicazioni. Oltre la metà dei piccoli Comuni, invece, non ritiene necessari cambiamenti a seguito dell’introduzione di software gestionali.

Gli applicativi più diffusi

In generale, nella PA i software di gestione amministrativa e contabile superano l’80% di diffusione, seguiti da gestione documentale&workflow e gestione risorse umane (oltre il 60%).
Meno frequente l’utilizzo di soluzioni per la gestione della relazione con il cittadino (56%) e la pianificazione e controllo (36%)

Per il 71% dei Comuni i principali benefici derivanti dall’adozione di queste soluzioni, riguardano una maggiore visibilità e tracciabilità dei processi la qualità e l’efficienza degli stessi (69%). E la riduzione degli errori (63%) con impatti diretti sulla rapidità di risposta al cittadino.

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Intelligenza artificiale in azienda? Sì, ma i dipendenti non la sanno usare

Il 17% dei lavoratori italiani ammette di utilizzare strumenti di Intelligenza Artificiale generativa sul luogo di lavoro. Tuttavia, il 49% di questi lo fa senza aver ottenuto l’approvazione formale da parte del datore di lavoro. Un’analisi più approfondita rileva che molte persone utilizzano tali strumenti senza ricevere formazione, supporto o approvazione aziendale adeguati.

Insomma, i dipendenti usano l’intelligenza artificiale, ma senza conoscerla e soprattutto senza avere consapevolezza dei rischi e dei limiti di questa tecnologia. Sono alcuni dei risultati dell’ultima indagine condotta da Salesforce, denominata “Le promesse e le insidie dell’Intelligenza Artificiale sul lavoro”. La ricerca ha coinvolto oltre 14.000 lavoratori dipendenti in 14 paesi, di cui 1.002 rispondenti provenienti dall’Italia.

Etica e sicurezza

I temi più dibattuti sono l’etica e la sicurezza nell’uso dell’Intelligenza Artificiale. Anche chi impiega questi strumenti senza le dovute autorizzazioni, riconosce la necessità di un utilizzo “corretto” della tecnologia e auspica l’adozione di programmi ufficialmente approvati dalle rispettive aziende.

Ancora oggi, però, non sono rari i casi di pratiche discutibili, come attribuirsi indebitamente il lavoro svolto dall’Intelligenza Artificiale o mentire sulle proprie competenze nell’uso di tali tecnologie.

La metà dei lavoratori italiani “mente”

In Italia, il 54% degli intervistati ha presentato come proprio il lavoro svolto dall’IA, mentre il 29% simula competenze più avanzate per ottenere nuove opportunità professionali. La responsabilità, però, non è solo dei dipendenti: a livello globale  quasi sette lavoratori su dieci non hanno ricevuto una formazione adeguata sull’utilizzo sicuro ed etico degli strumenti di Intelligenza Artificiale generativa. In Italia, solo il 23% dei lavoratori ha ricevuto tale formazione.

Mancano le policy aziendali…

Un’ulteriore criticità è rappresentata dalla mancanza o dall’ambiguità delle policy aziendali in materia di Intelligenza Artificiale generativa. A livello globale, l’87% dei lavoratori nel settore sanitario lamenta politiche poco chiare o addirittura inesistenti. Si tratta di un problema particolarmente rilevante in questo ambito, poichè si “maneggiano” dati sensibili.

… e servono competenze specifiche

La ricerca indica anche che i lavoratori riconoscono l’importanza di acquisire competenze specifiche per migliorare la propria posizione professionale. Il 37% degli intervistati italiani crede che ciò renderebbe il proprio profilo più appetibile, mentre il 46% è attratto da aziende all’avanguardia nell’uso dell’IA.
Vanessa Fortarezza, Country Leader di Salesforce per l’Italia, sottolinea che, nonostante l’adozione crescente dell’Intelligenza Artificiale, è cruciale investire nella formazione dei dipendenti e stabilire linee guida chiare. Solo così i lavoratori potranno affrontare i rischi associati all’Intelligenza Artificiale e sfruttarne le innovazioni per potenziare la propria carriera. 

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Nuove regole per gli influencer: l’Agcom avvia un tavolo tecnico

L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha deciso di intervenire per regolamentare l’attività degli influencer.
A seguito di una consultazione pubblica ampiamente partecipata, nella riunione del 10 gennaio 2024 il Consiglio dell’Agcom ha approvato all’unanimità le Linee guida volte a garantire il rispetto da parte degli influencer delle disposizioni del Testo unico sui servizi di media audiovisivi. 

Definiti dall’Autorità soggetti che creano, producono e diffondono al pubblico contenuti audiovisivi tramite piattaforme per la condivisione di video e social media, e sui quali esercitano responsabilità editoriale, gli influencer sono sempre più rilevanti nel mercato audiovisivo italiano. Per questo motivo, si è reso necessario intervenire soprattutto per tutelare i consumatori.

Linee guida specifiche

Ferma restando la disciplina nazionale e la regolamentazione dell’Autorità in materia di contenuti generati dagli utenti distribuiti su piattaforme di condivisione video, le Linee guida definiscono un insieme di norme indirizzate agli influencer operanti in Italia.

Nel nostro paese gli influencer raggiungono almeno un milione di follower sulle varie piattaforme o social media su cui operano, e hanno superato su almeno una piattaforma o social media un valore di engagement rate medio pari o superiore al 2%.
In pratica, hanno suscitato reazioni da parte degli utenti, tramite commenti o like, in almeno il 2% dei contenuti pubblicati.

Stabilito un codice di condotta

Le previsioni delle Linee guida, riguardano, in particolare, le misure in materia di comunicazioni commerciali, tutela dei diritti fondamentali della persona, dei minori e dei valori dello sport, prevedendo un meccanismo di richiami e ordini volti alla rimozione o adeguamento dei contenuti. 

In caso di contenuti con inserimento di prodotti, gli influencer sono tenuti a riportare una scritta che evidenzi la natura pubblicitaria del contenuto in modo prontamente e immediatamente riconoscibile. 

Le Linee guida dispongono, inoltre, l’avvio di un Tavolo tecnico per l’adozione di un codice di condotta che definisca le misure a cui gli influencer si dovranno attenere.
Il codice sarà redatto nel rispetto dei principi che informano le Linee guida, e prevedrà sistemi di trasparenza e riconoscibilità degli influencer che dovranno essere chiaramente individuabili e contattabili. 

Adattarsi alle norme europee

Al Tavolo tecnico parteciperanno anche soggetti che solitamente non rientrano nel perimetro normativo e regolamentare dell’Autorità, quali quelli che popolano il mondo dell’influencer marketing, quindi non solo influencer, ma anche soggetti che operano quali intermediari tra questi e le aziende.

Ciò permetterà di recepire le istanze di questi soggetti e di indirizzarne l’azione, avvalendosi delle buone prassi in materia, verso il rispetto delle regole.
L’iniziativa è in linea con altre iniziative nazionali adottate da altri Stati membri dell’Unione, e con le analisi e le soluzioni proposte in relazione alle attività degli influencer dal Gruppo dei regolatori europei dell’audiovisivo – ERGA. 

I vantaggi dell’aria condizionata canalizzata

L’aria condizionata canalizzata è una soluzione ideale per le abitazioni di grandi dimensioni, un sistema che permette di distribuire l’aria climatizzata in modo uniforme in tutti gli ambienti.

A breve ci concentreremo sui vantaggi di un impianto di questo tipo, ma cominciamo con lo spiegare meglio cosa sia un l’aria condizionata canalizzata e come sia possibile far installare questo tipo di soluzione in casa.

Cosa è un impianto di aria condizionata canalizzata?

Un impianto di aria condizionata canalizzata è un sistema di climatizzazione che utilizza una rete di canali per distribuire l’aria climatizzata in tutti gli ambienti di un’abitazione, ufficio o locale commerciale.

L’impianto è composto da un’unità esterna, che contiene il compressore e il condensatore, e da una unità interna, che distribuisce l’aria climatizzata nelle varie stanze.

L’unità esterna è solitamente posizionata sul tetto o in un locale tecnico. L’unità interna, invece, è da posizionare in casa in un vano “nascosto” ma facilmente accessibile per un eventuale tecnico che dovrà effettuare una manutenzione.

I canali sono realizzati in materiale isolante, in modo da evitare la dispersione di calore o di freddo, e sono sono collegati all’unità interna attraverso delle bocchette di ventilazione.

Per installare un impianto di aria condizionata canalizzata è necessario realizzare un controsoffitto, ovvero una struttura che viene installata sul soffitto esistente, in modo da creare un vano dove possano essere posizionati i canali e le bocchette.

Il controsoffitto “riduce” l’altezza del soffitto, ma è necessaria per poter installare l’impianto di aria condizionata canalizzata.

Distribuzione uniforme dell’aria

L’aria condizionata canalizzata è l’unica soluzione che permette di distribuire l’aria climatizzata in modo uniforme in tutti gli ambienti di un’abitazione.

A differenza dei sistemi split, che richiedono un’unità esterna per ogni stanza, l’aria condizionata canalizzata ha un’unica unità esterna che distribuisce l’aria attraverso una rete di canali.

Questo sistema garantisce una temperatura costante in tutta la casa, senza sbalzi termici tra una stanza e l’altra.

Il grande vantaggio è quello di avere una temperatura uniforme in tutta la casa, senza quei fastidiosi sbalzi termici quando si passa da una stanza all’altra.

Silenziosità

L’aria condizionata canalizzata è una soluzione molto silenziosa, grazie alla presenza di un’unica unità esterna che è posizionata in un locale isolato. Questo permette di godere del comfort dell’aria condizionata senza essere disturbati dal alcun tipo di rumore.

Tra l’altro quello della silenziosità è un vantaggio non indifferente soprattutto se vivi in condominio e vuoi evitare di disturbare i vicini.

Risparmio energetico

L’aria condizionata canalizzata è una soluzione più efficiente rispetto ai sistemi split, in quanto richiede meno energia per distribuire l’aria climatizzata in tutta la casa. Ciò si traduce in un risparmio economico non indifferente, oltre che in un minor quantitativo di CO2 prodotta.

Design moderno

L’aria condizionata canalizzata è una soluzione dal design moderno, in quanto prevede la presenza di controsoffitti che sono in grado di dare un aspetto più moderno e accattivante ad ogni ambiente. Dunque possiamo dire che la climatizzazione canalizzata è in grado di influire positivamente anche sul design di casa.

Filtrazione dell’aria

Gli impianti di aria condizionata canalizzata sono dotati di filtri che bloccano il polline e le sostanze inquinanti. Questo contribuisce a migliorare la qualità dell’aria all’interno di un appartamento o ufficio, riducendo il rischio di allergie e altri problemi respiratori.

Si tratta di un aspetto non indifferente considerando che l’aria ad essere filtrata e “ripulita” sarà quella dell’intero immobile e non soltanto quella di una singola stanza.

Conclusione

L’aria condizionata canalizzata è una soluzione che offre numerosi vantaggi per abitazioni di grandi dimensioni, uffici e locali commerciali.

Se stai pensando di far installare un impianto di climatizzazione, l’aria condizionata canalizzata è certamente una scelta da prendere in considerazione.

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