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Perdita di dati aziendali? La colpa sarebbe anche dei dipendenti negligenti

La perdita dei dati rappresenta una delle principali minacce alla salute di qualsiasi azienda. Tanto che le crescenti preoccupazioni in materia di sicurezza dei dati attirano sempre più l’attenzione dei dirigenti aziendali sulle policy di trasparenza dei loro fornitori. La digitalizzazione globale ha portato alla condivisione e all’archiviazione online di enormi quantità di dati. Secondo le stime più recenti,  il volume di dati generati, distribuiti, copiati e archiviati dovrebbe raggiungere più di 180 zettabyte entro il 2025. Tuttavia, un numero sempre maggiore di cittadini ha dei dubbi sulla capacità delle aziende di conservare correttamente i propri dati, con un conseguente calo di fiducia nei confronti delle imprese.

Perchè si perdono i dati?

Attraverso la ricerca Kaspersky IT Security Economics è stato chiesto ai decision-maker europei del settore IT quali possano essere i pericoli che potrebbero provocare la perdita di dati. Gli intervistati hanno indicato soprattutto la perdita di dati dai sistemi interni causata da attacchi informatici (17%) e dipendenti (21%). Questi incidenti hanno preceduto l’identificazione di vulnerabilità nel sistema informatico dell’azienda e gli incidenti che hanno interessato l’infrastruttura informatica ospitata da terzi, rilevati rispettivamente dal 20% e dal 19%.

Uno dei timori delle aziende

La perdita dei dati rappresenta comunque uno dei principali timori per le aziende europee. la ricerca svela che il 55% degli intervistati di organizzazioni di tutte le dimensioni ha indicato questo problema come l’aspetto più impegnativo legato alla sicurezza IT. Tra le altre preoccupazioni più comuni ci sono i costi per la protezione di ambienti tecnologici sempre più complessi e i problemi legati all’adozione di infrastrutture cloud, rispettivamente per il 43% e il 38%. Dato che la protezione dei dati si è trasformata nel problema di sicurezza più allarmante, l’88% degli intervistati europei ritiene che la presenza o l’assenza di policy di trasparenza sia importante per stringere rapporti commerciali con fornitori o collaboratori. Se il 73% delle organizzazioni intervistate in Europa dispone già di politicy di trasparenza, il 77% ha invece confermato di essere pronto a investire risorse per svilupparle ulteriormente.

Serve un approccio responsabile alla gestione dei dati 

“Oggi le aziende sono più consapevoli quando si tratta di sicurezza dei dati e un approccio responsabile alla loro gestione sta diventando un elemento essenziale quando si considerano fornitori e collaboratori” ha dichiarato Yuliya Shlychkova, Head of Public Affairs di Kaspersky. “Per aiutare i propri clienti e partner a verificare che vengano applicati gli standard richiesti per garantire la sicurezza dei dati, sempre più aziende adottano politicy di trasparenza. Kaspersky è stato uno dei pionieri del settore nella costruzione della fiducia digitale: abbiamo fornito ai nostri stakeholder una serie di strumenti per convalidare l’affidabilità delle nostre soluzioni e delle nostre operazioni aziendali e siamo determinati a collaborare ulteriormente con i nostri partner per trasformare la trasparenza in uno standard di settore per una maggiore resilienza informatica.

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Giovanissimi e mondo digitale, i rischi per la salute mentale e non solo

L’utilizzo sempre più pervasivo delle tecnologie digitali non ha comportato solo una trasformazione nel modo di comunicare, ma ha anche un impatto sulla salute mentale di tutti, compresi i giovanissimi. E’ una delle conclusioni a cui giunge la ricerca “Tra realtà e Metaverso. Adolescenti e genitori nel mondo digitale” è stata realizzata da BVA DoxaKids, per Telefono Azzurro e presentata all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. L’indagine, condotta su un campione di 804 genitori e 815 giovani tra i 12 e i 18 anni, offre uno spaccato delle percezioni dei teenager e dei loro genitori, sul rapporto con il mondo digitale, coprendo problematiche quali gaming, salute mentale, condivisione dei dati e privacy.

Aumenta la preoccupazione nelle famiglie 

In generale il report registra un aumento delle preoccupazioni, condivise da genitori e adolescenti, circa gli effetti negativi che possono scaturire da un’esposizione eccessiva agli schermi digitali dei giovanissimi. E nonostante l’utilizzo quotidiano dei devices, non sempre i giovani utenti sono totalmente consapevoli di come evitare i pericoli, controllarli o segnalarli.

Ansia e agitazione da social e device

Il 27% dei giovani intervistati dichiara di sentirsi ansioso o agitato senza l’utilizzo dei social (29% in un range di età dai 15-18 anni e 26% dai 12-14) mentre il 22% si sentirebbe perso. Rispetto al 2018 si registra un +10%. Inoltre rispetto a quattro anni fa si dimezza la percentuale di ragazzi che sostengono che una lontananza dai social “non farebbe alcun effetto”.
I contenuti fruiti sui social potrebbero suscitare sentimenti negativi. Più di 1 ra- gazzo su 2 (53%) riferisce di aver provato sentimenti spiacevoli, come l’invidia per la vita degli altri (24%, soprattutto i 15- 18enni). Il 21% afferma che è capitato di sentirsi inadeguato, il 18% diverso, il 10% omologato. La restante parte prova solitudine (12%) o rabbia per le vite degli altri (9%).

I pericoli che spaventano maggiormente

In merito all’utilizzo degli strumenti digitali, i giovanissimi sanno che possono incorrere in rischi oggettivi. Il 65% dei ragazzi intervistati teme di essere contattato da estranei adulti (percentuale che si innalza al 70% se si prendono in esame solamente le ragazze e i più piccoli, dai 12 ai 14 anni). Seguono il bullismo (57%), oversharing di dati personali (54%), la visione di contenuti violenti (53%) o sessualmente espliciti (45%), l’invio di contenuti di cui ci si potrebbe pentire (36%), le spese eccessive (19%), il gioco d’azzardo (14%).

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Cresce l’export del legno-arredo Made in Italy, ma rallenta la sua corsa

Il settore del legno-arredo italiano continua ad avere successo sui mercati esteri, e l’export vola. A dirlo sono gli ultimi dati del Centro Studi di FederlegnoArredo, elaborati su fonti Istat. Nonostante le ottime performance, in particolare quelle di Lombardia, Veneto e Friuli che rappresentano il 70% dell’esportato, il comparto registra però una battuta d’arresto sulla corsa degli ultimi mesi. 

Esportazioni per oltre 15 miliardi

Le esportazioni della filiera legno-arredo nei primi nove mesi del 2022 sono state pari a circa 15,6 miliardi di euro e sono cresciute complessivamente in tutte le regioni italiane del 16%, rispetto allo stesso periodo del 2021. Un dato ancora positivo, ma che evidenzia il rallentamento in essere ormai da tempo: basti pensare che nel semestre gennaio-giugno 2022 la crescita di export della filiera era stata del 18,4%, decrescendo trimestre dopo trimestre nel confronto con i trimestri del ’21: dal +21% del primo trimestre, al +16% del secondo al +11% di luglio-settembre 2022. 

Lombardia, Veneto e Friuli sul podio

La Lombardia (3,7 miliardi di euro) con il +18,8% di export di filiera si conferma tendenzialmente stabile rispetto al risultato di gennaio-giugno (+19%) e di luglio-settembre +18,4%. Confrontando i primi tre trimestri ’22 con i trimestri ’21, si passa dal +22,8% di gennaio-marzo, al +15,8% di aprile-giugno per poi risalire a luglio-settembre al 18,4%. Esporta principalmente in Francia (+14,5%) ma ha registrato la crescita più consistente negli Stati Uniti – secondo mercato di sbocco – con un +30,7%, mentre negli Emirati Arabi Uniti – decimo mercato – la crescita è stata del +27,7%. Il Veneto (3 miliardi di euro) presenta invece qualche segno di rallentamento, passando dal +15,5% di gennaio giugno 2022, al +14,5% di gennaio-settembre e con un luglio-settembre che scende a +12,3%, arretrando di circa 2 punti dal primo trimestre (+14,6%) e di ben 4 punti dal secondo trimestre (+16,4%). La regione ha in Germania lo sbocco principale per il suo export, dove la crescita è del +19,1%, ma sono le esportazioni verso il Belgio – settimo mercato – con un +20,5% a decretarlo il Paese con la crescita maggiore tra i Paesi più significativi. Il Friuli Venezia Giulia (1,9 miliardi di euro) con un +21,7% è la regione che ha registrato la variazione percentuale più alta nei primi 9 mesi del 2022, ma allo stesso tempo è quella che ha registrato la frenata più brusca rispetto al +25% del semestre precedente, con i trimestri che evidenziano un calo rispetto al ’21 pari a oltre 11 punti percentuali.

I mobili il bene più esportato

A livello di comparti, riferisce Askanews, sono i mobili ad essere ancora i più significativi della filiera per valore esportato (oltre 9 miliardi di euro complessivi) con una crescita del +16% nel periodo gennaio-settembre 2022. Nel primo semestre dell’anno il comparto aveva invece raggiunto il +18,2% per poi, scendere al +11,5% di luglio-settembre 2022. Rispecchiando a grandi linee l’andamento nel suo complesso della filiera legno-arredo, che è particolarmente votata proprio all’export di mobili.

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Criptovalute: quali sono le criticità e le barriere agli investimenti?

Kaspersky ha analizzato le tendenze degli utenti in materia di criptovalute, e ha scoperto che quasi la metà teme di perdere denaro a causa della loro volatilità o non utilizza più le valute digitali. Alcuni intervistati, inoltre, hanno già registrato perdite di denaro, e di conseguenza hanno smesso di investire.
È l’instabilità uno dei principali freni a una più ampia adozione delle criptovalute. Il calo del mercato nel 2022, unito alle continue attività dannose, ha infatti causato mancanza di liquidità e incertezza sugli investimenti tra i possessori di criptovalute. Si tratta di criticità che spaventano i titolari di valute digitali, spingendo alcuni a evitare di investire, o addirittura ad abbandonare del tutto il settore.

Il timore di perdere il proprio denaro

Il 48% degli intervistati ha dichiarato di temere di usare le criptovalute per non rischiare di perdere il proprio denaro. Purtroppo il 10% degli intervistati ha già subito perdite a causa di un calo del valore della valuta. Allo stesso modo, il 61% che non possiede criptovalute ha dichiarato di rifiutarsi di utilizzarle perché preoccupato di mettere a rischio il proprio denaro. Altri ostacoli all’adozione includono la mancanza di risorse concrete a sostegno delle criptovalute (14%), e il rischio di rivelare dati personali durante un cyberattacco (6%).

Le aspettative e i rimpianti degli utenti

Questi risultati, supportati dal fatto che un intervistato su otto non si fida più delle criptovalute, suggeriscono che la stabilità e la sicurezza sono questioni fondamentali per una più ampia adozione.
Per quanto riguarda le aspettative degli utenti, il quadro è piuttosto eterogeneo. Nella regione Asia-Pacifico, il 41% degli intervistati ha dichiarato che le proprie attese sono state superate, mentre il 35% ha affermato che non sono state soddisfatte. Tuttavia, in Europa, dove i rimpianti per gli investimenti in criptovalute sono stati più comuni, il 41% ha dichiarato che le proprie aspettative sono state soddisfatte solo in parte o per niente, a fronte di un 26% che ha dichiarato che le criptovalute hanno soddisfatto le proprie attese.

“Uno spazio relativamente nuovo e innovativo con un enorme potenziale”

“Nonostante le sfide che il settore delle criptovalute sta affrontando, è importante ricordare che si tratta ancora di uno spazio relativamente nuovo e innovativo con un enorme potenziale – ha commentato Marc Rivero, Senior Security Researcher di Kaspersky’s Global Research and Analysis Team -. Come per ogni tecnologia emergente, ci potranno essere difficoltà di crescita e battute d’arresto, ma le prospettive a lungo termine per le criptovalute potrebbero essere ancora rosee. Dando priorità alla sicurezza, gli investitori in criptovalute possono ridurre al minimo il rischio di perdere denaro o informazioni personali, e proteggersi dalle minacce che dipendono da loro”.

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Nel 2023 cibo e salute guidano i consumi degli italiani

Nel 2023 i consumatori italiani rinunceranno al superfluo per garantirsi l’essenziale, con cibo e salute in cima alla lista delle priorità. Secondo i risultati di due survey condotte a dicembre 2022 dall’Ufficio Studi Coop, gli italiani si affacciano sul nuovo anno con una inattesa tempra emotiva. Se nel 33% dei casi nei confronti del 2023 mostrano timore, e nel 22% inquietudine, prevalgono fiducia (39%) e aspettativa (38%). Inoltre, nel complesso gli italiani mostrano un senso di accettazione della realtà (28%) e serenità interiore (34%). Circa un italiano su due nel 2023 spera di mantenere stabili le spese familiari, ma il 45% conta di spendere di più per le bollette, e il 32% per cibo e bevande, rinunciando all’outdoor, ai viaggi e alla convivialità.

Diete più sobrie, salutari, “zero waste” e “no frills”

Per far fronte all’aumento dei prezzi l’80% cambierà le abitudini alimentari orientandosi verso diete più salutari e meatless, più sobrie e certamente ‘zero waste’ e ‘no frills’.  Malgrado tutto, il 26% del campione continua a vedere l’anno appena iniziato con speranza, e rispetto a quattro mesi fa la fiducia è salita del 12%. Tuttavia gli ultimi anni, e in particolare gli ultimi mesi, hanno lasciato ferite profonde: il 18% delle famiglie nel 2022 ha dovuto far fronte a un permanente disagio alimentare (circa 9 milioni) e un italiano su quattro teme la vera povertà per il 2023.

Maggiore cura di sé e fuga dal fast food

Intimoriscono soprattutto gli imprevisti, con il 66% del campione che non saprebbe come far fronte a una spesa improvvisa e non rimandabile. Il 70%, poi, se disponesse all’improvviso di 10mila euro, non esiterebbe a dirottarli nel salvadanaio. In generale si punta ad adottare un lento lifestyle concentrandosi sulla cura di sé (29%), cucinare in casa (29%) e fuga dal fast food (15%).
Quanto ai consumi, il ritorno alle spese essenziali andrà a scapito di ristoranti e locali, spettacoli e cultura (rispettivamente 32% e 26%). E per i beni durevoli si pensa a cambiare gli elettrodomestici, ma si rinvia l’acquisto della nuova auto, e il 67% pensa a una ristrutturazione dell’abitazione.

Preoccupano i risultati economici della filiera alimentare

Il sondaggio rileva inoltre che grazie soprattutto alla parziale riduzione dei prezzi del gas, il 2023 sarà un anno di stagnazione, ma non di decrescita, con un carovita ancora sostenuto, ma inferiore al 2022 (+6,1%). A preoccupare maggiormente sono però soprattutto i consumi e i risultati economici della filiera alimentare. L’inflazione dei beni alimentari lavorati, riporta Ansa, resterà elevata (+6,7% medio nel 2023 secondo i manager italiani del settore Food & Beverage), si ridurranno i volumi acquistati dalle famiglie nella Gdo (-0,9%), e si conferma il peggioramento della redditività delle imprese industriali, soprattutto distributive (lo teme il 66% dei manager del settore). Con conseguente calo degli investimenti (37%) e ricadute anche sul fronte occupazionale (27%).

Come rendere più facile la vita in bagno per le persone disabili

Prendersi cura della propria igiene personale è una naturale necessità per ogni individuo, ma per le persone disabili questa è una sfida quotidiana. Ecco allora di seguito alcuni accorgimenti che consentono di rendere la vita in bagno più facile a chi è interessato da qualsiasi tipo di disabilità.

Installare maniglie e corrimani

Una delle soluzioni più semplici per rendere il bagno più accessibile alle persone con disabilità è l’installazione di maniglie e corrimani. Questi elementi possono aiutare a mantenere l’equilibrio durante l’utilizzo del wc o della doccia, rendendo la vita in bagno più sicura e confortevole. Inoltre rappresentano un appiglio sicuro nel caso in cui si stia per perdere l’equilibrio o quando serve fare leva sulle braccia per sollevarsi.

Adottare soluzioni specifiche per l’igiene personale e per la comunicazione

Per le persone disabili che hanno difficoltà a compiere determinate azioni come lavarsi i denti o fare la doccia, esistono prodotti che possono rendere queste operazioni più semplici.

Ad esempio, esistono lavabo sospesi con ampio spazio sotto per consentire alla persona in carrozzina di potersi avvicinare a sufficienza, docce con sedile e soffione a mano regolabile, o tappeti antiscivolo per la doccia o vasca da bagno. Inoltre, per le persone disabili che hanno difficoltà a comunicare le loro esigenze, la tecnologia può essere di grande aiuto.

Ad esempio, esistono dispositivi per la comunicazione a distanza che permettono di chiamare l’assistenza in caso di emergenza, un segnale acustico che avverte le altre persone presenti in casa della necessità di recarsi rapidamente in bagno.

Installare sanitari ad altezza maggiorata

Per le persone disabili che hanno difficoltà a sedersi o alzarsi da un wc standard, l’installazione di sanitari ad altezza maggiorata può essere una soluzione molto utile. Questi sanitari hanno una seduta più elevata rispetto i modelli standard, rendendo più facile il sedersi e alzarsi. Inoltre, alcuni modelli sono dotati di braccioli che possono essere utilizzati come supporto per mantenere l’equilibrio.

Utilizzare rubinetti e docce con miscelatori termostatici

Per le persone disabili che hanno difficoltà a regolare la temperatura dell’acqua durante la doccia o il lavaggio delle mani, l’utilizzo di rubinetti con miscelatori termostatici per lavabo e docce può essere una soluzione molto pratica. Questi dispositivi mantengono la temperatura dell’acqua a un livello costante, evitando il rischio di scottature accidentali.

Installare specchi regolabili in altezza

Per coloro i quali anno difficoltà a vedere il proprio volto durante la rasatura o il trucco, l’installazione di specchi regolabili in altezza può essere molto utile. Questi specchi possono essere regolati in altezza per adattarsi alla statura della persona, permettendo una visuale perfetta per la rasatura o il trucco anche quando si è sulla carrozzina.

Installare una vasca da bagno con porta

Per le persone disabili che hanno difficoltà ad entrare e uscire dalla vasca da bagno, l’installazione di una vasca con sportello può essere una soluzione molto utile. Le vasche con sportello per anziani si aprono e si chiudono facilmente, permettendo alla persona di entrare e uscire senza dover fare sforzi di nessun tipo e senza dover sollevare le gambe.

Inoltre, le vasche di questo tipo sono dotate di un sedile interno, che rende più facile il momento del bagno ed evita il pericolo dello scivolamento in avanti quando la vasca è piena.

In breve

In conclusione, ci sono molte soluzioni che possono rendere più facile la vita in bagno alle persone disabili, accorgimenti che rendono questo ambiente più accessibile e confortevole restituendo autonomia alla persona interessata.

Per questo motivo, rendere più facile la vita in bagno alle persone con difficoltà motorie è certamente un obiettivo raggiungibile.

È importante prendere in considerazione le esigenze individuali di ogni individuo e adottare le soluzioni più adatte in base alle difficoltà specifiche.

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Come utilizzare il roaming quando si va in vacanza

II nuovo regolamento sul roaming all’interno dell’Unione europea è entrato in vigore il 1º luglio. In pratica, il principio del Roam-like-at-home è stato esteso per altri 10 anni, e sono anche state migliorate alcune condizioni per i consumatori, soprattutto in termini di trasparenza e protezione. Cosa significa? Che si potrà continuare a chiamare, inviare sms e navigare alle stesse tariffe che ognuno paga con il proprio abbonamento, come avviene finora, grazie appunto al principio del Roam-like-at-home coniato nel 2017. Prima di partire per una vacanza in un Paese dell’Unione però è bene verificare i dettagli del proprio piano dati, ovvero controllare le condizioni e le tariffe del proprio operatore.

Meglio non connettersi a reti aperte o pubbliche

In caso di viaggi in nave, è consigliabile disattivare i dati mobili e il roaming oppure attivare la modalità aereo fino all’arrivo. Se necessario, usare la connessione satellitare, e informarsi bene su costi e limiti. In caso di viaggi extra UE, è preferibile attivare un pacchetto speciale del proprio operatore invece di connettersi a reti aperte o pubbliche. Queste reti possono essere pericolose e i propri dati potrebbero non essere al sicuro. L’UE continua a proteggere gli interessi dei cittadini nel mondo della telefonia mobile, sperando che questi attuino comportamenti responsabili, non solo controllando bene le condizioni dei servizi in uso, ma anche le impostazioni di sicurezza informatica.

Pianificare quali dispositivi portare e come utilizzarli 

È bene sempre ricordare che gli hacker non vanno in vacanza ed è necessario mantenere sempre alta la guardia. Se quando si è connessi da casa o al lavoro si ha più o meno la situazione sotto controllo, lo stesso non si può dire quando, ad esempio, si accede al proprio home banking dalla rete Wi-Fi pubblica dell’aeroporto o dell’hotel. Il modo migliore per difendersi da cyberattacchi e malware è prevedere e pianificare: prevedere dove e quando si avrà bisogno della connessione a Internet, e pianificare quali dispositivi portare e come utilizzarli.

Nessuna connessione è sicura se utilizzata in modo rischioso

Spesso però, soprattutto in vacanza, non è possibile rispettare questa programmazione. Panda Security ha elaborato alcuni consigli per mettere in sicurezza i dati quando ci si connette da altre reti: evitare le reti Wi-Fi pubbliche, e quando necessario, utilizzare una rete privata virtuale (VPN), acquistare una Sim prepagata e utilizzarla per connettersi, e se si usa un laptop, connettersi tramite il telefono come hotspot. Ovviamente nessuna connessione è davvero sicura se viene utilizzata in modo rischioso. Per questo motivo, quando si è in vacanza è bene seguire norme di comportamento digitale più severe. Quindi, evitare di scaricare file, soprattutto da reti P2P, limitare la condivisione di file, non inviare dati personali, specialmente se connessi a una rete pubblica, e cercare di connettersi solo a siti che utilizzano il protocollo HTTPS.

Perché cresce il desiderio di sicurezza in casa?

Nel corso degli ultimi due anni, complice la pandemia che ha certamente inciso sul modo di vivere delle persone a seguito di limitazioni e chiusure,  il numero dei reati in Italia è aumentato. Secondo i dati forniti dalla direzione centrale della Polizia criminale infatti, nel 2021 si è riscontrata una crescita del 5,4% dei reati nel nostro paese rispetto l’anno prima. Inoltre, lo stato di isolamento ha contribuito a far crescere tra le persone degli stati di ansia e paura che hanno rafforzato il desiderio di avvertire maggiore sicurezza all’interno delle mura domestiche.

Proprio la casa, a seguito del periodo di pandemia, è vista ancora di più come l’ultimo dei rifugi all’interno del quale vogliamo sentirci sempre protetti e irraggiungibili da qualsiasi eventualità o problema.

I timori più diffusi tra gli italiani

Certamente, tra i timori che maggiormente attanagliano gli italiani in questo periodo storico, c’è una percezione di sicurezza che è più labile rispetto il passato. Tantissime persone affermano infatti di sentirsi poco sicure all’interno della propria abitazione e che hanno la paura concreta che possa verificarsi un episodio di furti o atti vandalici.

Questa paura è esternata in maniera indifferente da uomini e donne a prescindere dal fatto che vivano al Nord o al Sud. Certamente il periodo di chiusura forzata ha influito sulla qualità della vita delle persone, e aumentato di conseguenza il numero di tentativi di effrazione anche in casa.

Dunque dietro questa paure non c’è soltanto un timore generico legato magari ad uno stato d’ansia, ma il sapere che effettivamente questi episodi stanno diventando sempre più frequenti.

Come riuscire a proteggere casa

Dunque la protezione della propria abitazione è a tutti gli effetti una necessità che nessuno è disposto a rimandare.

Tutti abbiamo infatti bisogno di sentirci più al sicuro all’interno di casa e siamo per questo alla ricerca di quelle soluzioni che possano aiutarci a sentirci più protetti. Certamente il mercato di settore ha fatto davvero tanto in questi anni, ed oggi esistono soluzioni che ben si adattano ad ogni tipo di appartamento. Ogni unità abitativa ha infatti i suoi “punti deboli” dal punto di vista della sicurezza e questi dipendono dalle caratteristiche proprie dell’edificio, nonchè da quelle del singolo appartamento.

Tante persone ricorrono per questo a dei sistemi di protezione alquanto sofisticati e dispositivi di sicurezza quali laser e sensori di movimento, che fanno scattare un allarme sonoro e luminoso. Altri ancora optano invece per un sistema di telecamere che possa fare da deterrente per i malintenzionati. Tanti invece si affidano unicamente alla porta blindata, soprattutto se vivono ai piani più alti e dunque sono certi che nessuno possa tentare di entrare dalle finestre.

C’è poi chi vive ai piani bassi e necessita per questo di mettere in sicurezza anche le finestre: in tal caso la soluzione è quella di ricorrere alle grate di sicurezza per le finestre o alle inferriate per le porte. Dunque parliamo di porte blindate, sistemi elettronici di sicurezza, grate ed inferriate, telecamere.

Sono questi fondamentalmente i dispositivi maggiormente adoperati per cercare di mettere in sicurezza la propria abitazione, certamente quelli più efficaci.

Si tratta in effetti di soluzioni che possono in più di una maniera impedire a qualcuno di accedere furtivamente all’interno di una abitazione e che per questo vengono ben visti dalla maggioranza degli italiani. Dunque, se la strada per superare le proprie paure è quella di installare in casa delle soluzioni extra in tema di sicurezza, lo si può certamente fare con il grande vantaggio di riuscire a garantirsi un futuro molto più sereno.

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Rapporto Censis: la comunicazione e i media in Italia nel 2022

Come è cambiata la dieta mediatica degli italiani? E quali sono i trend per la spesa in tecnologia? A queste e altre domande risponde il capitolo Comunicazione e media del 56° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese 2022. Se tra il 2007-2021 l’andamento della spesa delle famiglie per i consumi mediatici ha subito una flessione del -8,0%, l’acquisto di telefoni/equipaggiamento telefonico segna +572,0%, di cui quasi 7,9 miliardi di euro nel 2021. Inoltre, se la spesa per computer, audiovisivi, accessori cresce del +138,9%, quella per servizi di telefonia/traffico dati si assesta a -20,7%, e crolla quella per libri e giornali (-37,7%).

Più internet meno libri

L’80,2% degli italiani ha superato il digital divide, ma solo il 35,4% ha una dieta mediatica completa: al 44,8% mancano completamente i mezzi a stampa. Nel 2021 il numero degli italiani estranei ai mezzi a stampa raggiunge il 57,0%, frutto un notevole incremento dell’uso abituale di internet. Nel 2019 gli utenti internet erano il 37,3%, -7,5% rispetto al 2021. Quanto al press divide, il dato relativo ai giovani scende dal 65,4% del 2019 al 62,9% del 2021, ma è comunque altissimo. Sono però le classi d’età intermedie ad aver abbandonato maggiormente la lettura dei testi a stampa. Tra i più anziani si registra un leggero miglioramento: dal 53,7% al 52,9%.

Tecnologie digitali e pandemia

In pratica sono le fasce d’età più produttive ad allontanarsi maggiormente dall’abitudine alla lettura. Una tendenza registrata tra chi è meno istruito (dal 60,2% al 65,6%), mentre tra i più istruiti la percentuale scende dal 49,6% al 48,4%. Più della metà degli italiani ha apprezzato gli aspetti positivi offerti dalle tecnologie digitali durante la pandemia. Per il 58,6% i dispositivi digitali hanno permesso di provvedere alle proprie necessità, per il 55,3% hanno aiutato a mantenere le relazioni sociali, per il 55,2% hanno permesso di continuare a lavorare/studiare, e il 52,9% ha potuto scoprire cose nuove e inaspettate. 

C’è chi vorrebbe staccare la spina

Il 52,8%, però, si sente stanco dell’uso continuo dei dispositivi digitali e vorrebbe ‘staccare la spina’. Per il 32,2% fanno perdere troppo tempo, il 31,5% avverte il bisogno di connettersi continuamente, e il 22,8% dichiara di non riuscire a disconnettersi mai. Se nel 2016 il 21,6% degli italiani riteneva che le nuove tecnologie potessero creare nuova occupazione, nel 2021 la percentuale arriva al 30,7%, superando il 30,5% di quanti le ritengono invece in grado di distruggere occupazione. Diminuisce anche la quota di chi le ritiene indifferenti (dal 46,0% al 38,8%), inducendo a pensare che sia stata la maggiore confidenza con questi strumenti a determinare un aumento dell’ottimismo nei loro confronti.

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Il gelato artigianale? Un business da 2 miliardi di euro l’anno

Due miliardi di euro l’anno: tanto vale il comparto del gelato artigianale in Italia. A dirlo è una recente ricerca condotta dalla Cgia di Mestre, realizzata appositamente per la Mig 2022, Mostra internazionale del gelato a Longarone Fiere. In sintesi, si scopre che il gelato made in Italy – oltre a essere uno dei prodotti più apprezzati della nostra gastronomia – è anche un volano di primo piano per l’economia e per l’occupazione. Muove infatti oltre 70mila posti di lavoro. Secondo le stime della Cgia, il fatturato del comparto del gelato si aggira sui 2,1 miliardi, di cui poco meno della metà ascrivibili al solo settore artigianale. Il consumo di gelato da parte dei residenti è di circa 1,7 miliardi di euro – secondo l’Istat ogni famiglia in Italia nel 2021 ha speso quasi 70 euro in gelato – ma va aggiunto anche l’apporto dei turisti, tornati a visitare le nostre località di vacanza.

Quante imprese?

L’intero comparto del gelato, individuato dai codici Ateco insieme alle pasticcerie, conta al 30 settembre 2022 18.885 sedi di impresa attive per un totale di 25.528 localizzazioni e 76.778 addetti. Si tratta di un comparto in crescita costante dal 2014 in avanti, con un aumento delle localizzazioni che ha conosciuto una sosta solo nel 2020, anno del Covid. Tuttavia, i numeri sono stati prontamente recuperati nel biennio 2021-2022. Il mondo artigiano (inserito per la gran parte nei Codici Ateco 56.10.3 “Gelaterie e pasticcerie” e 56.10.41 “Gelaterie e pasticcerie ambulanti”) viene stimato nel report Cgia in 15.719 imprese, per un totale di oltre 21mila punti vendita, circa 62 mila addetti interessati e 30mila unità di lavoro sostenute dai ricavi del gelato artigianale.

Laboratori soprattutto in Lombardia 

A livello territoriale, i laboratori di produzione artigianale del gelato sono concentrati soprattutto in Lombardia (2.120 sedi di impresa), Sicilia (1.610), Campania (1.564), Lazio (1.453), Veneto (1.305) ed Emilia Romagna (1.235). La densità delle sedi attive mette in cima alla classifica le province siciliane, le località marittime di Calabria, Toscana e Liguria, ma anche le province venete, in particolare Venezia (37 sedi ogni 100mila abitanti) e Belluno (38 sedi ogni 100mila abitanti). Non per niente la provincia dolomitica è riconosciuta come patria del gelato artigianale, luogo d’origine di grandi maestri gelatieri che da 63 anni propone la Mig – Mostra internazionale del gelato.

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